Lettera sui tanti Amadeus

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Caro amico,

ripensavo oggi alle riscritture e alle biografie. E così sono tornata con la mente ad uno dei miei compositori preferiti, Mozart.

Di libri, pièce teatrali, film, racconti che hanno per protagonista Mozart ne esistono davvero tanti, di autori più o meno illustri (Puskin, tanto per dirne uno notissimo e fino al De Simone uscito da Einaudi, Novelle K 666) e ciascuno, trovo, racconta qualcosa di diverso del grande musicista. Ovvero: ciascun autore propone una “riscrittura” diversa del personaggio. Perché, in fondo, di questo si tratta, di riscritture. Si estrapola cioè il personaggio da un suo contesto e se ne immagina un tratto di vita, colpiti ora dal fatto che fosse sboccato, ora dalla misteriosa morte, ora dalla sua prodigiosa capacità di scrivere musica.

Amadé di Laura Mancinelli (Latina, L’Argonauta, 1990) è proprio di quell’Amadé (versione francese del suo nome che Mozart non disdegnò di utilizzare mentre, di fatto, non usò mai o quasi mai Amadeus per esteso), quello che Piero Melograni in un libro che ti consiglio chiama piuttosto WAM (Laterza, 2003) e proprio perché le iniziali del suo nome non formano esattamente una parola quanto piuttosto un “suono” che, come dice in premessa lo stesso Melograni, non ha un significato ma fa pensare a una “vampata” e «dà un’immagine di potenza e al tempo stesso è uno scherzo» (p. V).

Il racconto della Mancinelli  – regalatomi da un libraio gentile –  col suo stile molto blasée, ha il merito di raccontare  – accanto ad un giovanile innamoramento del piccolo artista in viaggio in Italia –  una Torino inesistente e un po’ magica, popolata da due realtà che sono quasi monadi senza porte né finestre: il mondo dei ricchi e quello di quanti vivono di stenti, vendendo cose vecchie, carabattole e frutta secca.

E la cosa non è una cattiva idea per ripensare ad una delle questioni centrali della vita del Salisburghese, ovvero il rapporto di un borghese (per quanto eccelso musicista che, in qualche modo, avrebbe anche potuto vantare un von nel cognome) col mondo dei potenti alla cui mensa, più di una volta, vestì la livrea della servitù.

Ma forse su questo argomento potremo ritornare.

Devotamente

EE.