E se ai partiti cambiassimo i nomi?

Come sapete, Di Maio, non più pentastellato, ha fondato Impegno civico.

A qualcuno di voi magari il nome non sembrerà nuovissimo e ricorderà Scelta civica di Mario Monti.

Ma a parziale discolpa di Giggino va detto che, da quando usare la parola “partito” nel nome di un partito è diventata una cosa da sfigati al punto che solo il PD persevera diabolicamente, è difficile inventarsi nomi nuovi e si ruota sempre intorno allo schema “Italia” e un’esortazione motivazionale tipo “Forza”, “Coraggio”, “Mavattelapiànderculo” o si cerca di ricordare che, nonostante i parametri clinici dicano il contrario, l’Italia è ancora viva (e qualcuno comincia a sospettare che ci sia dell’accanimento terapeutico), oppure si punta su nostalgici spiriti di corpo con termini che denunciano il profondo senso di umano bisogno di prossimità: “fratelli”, “lega” (sostantivo, non voce del verbo) sono infatti parole che, appena le senti, immagini subito questi politici a braccia aperte, inclusivi (come dicono quelli bravi), pronti ad accogliere nel proprio seno chiunque come fratello, amico, sodale.

Dunque, questa limitazione lessicale credo imponga uno sforzo da parte nostra e anche io voglio fare la mia parte.

Rifacendomi alla grande tradizione operistica italiana in cui è possibile compiere qualsiasi turpitudine con il più elegante degli eloqui, proporrei: “Orsù, italico suol” invece di Forza Italia; “Fa core, patria” per Coraggio Italia; “Cari compagni e voi tenere amiche” al Partito democratico; “Luoghi ameni, ancor non cancellati” al posto di Italia viva; “Le ombrose piante, il mare, il suol” ai Verdi; “Fuor d’Italia, più vasta patria” per Più Europa; “Indomito contro la procella” per Azione; “Da stessa madre nati, su questa terra italica” per Fratelli d’Italia e, ovviamente, “Sia posto in ceppi quell’uom!” per Lega Salvini.

(Emanuela E. Abbadessa)

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